“Apprezziamo l’impegno del Ministro Bernini finalizzato a mettere in atto una buona programmazione del fabbisogno di medici per il Servizio sanitario nazionale. Una programmazione che leghi gli accessi alla facoltà alle borse di specializzazione e alle richieste del mercato del lavoro da qui a dieci, undici anni, in modo da non creare i presupposti né per un nuovo imbuto formativo né per una riedizione dell’imbuto lavorativo. Una sensibilità, questa, frutto anche del dialogo che si è instaurato tra la FNOMCeO e il Ministro, volta a non far scontare ai giovani gli errori di programmazione del passato”.
Così il Presidente della FNOMCeO, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, Filippo Anelli, commenta favorevolmente le parole pronunciate ieri mattina dal Ministro dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini, alla cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico a Catania.
“Abbiamo accolto con favore – aggiunge – la costituzione, al Ministero, del Gruppo di lavoro volto a trovare i numeri giusti per soddisfare le esigenze del nostro Servizio sanitario nazionale. Come giustamente ha ricordato il Ministro Bernini, gli effetti si vedranno tra dieci-undici anni, quando le matricole di oggi saranno gli specialisti del futuro. Assestarsi sui 14000 accessi, come attualmente previsto, significa mantenere costante il rapporto tra medici e cittadini che è ora di 4 per mille, sopra la media europea. Aumentare tale rapporto è una scelta demandata al Governo: se verrà messa in atto saremo tra i paesi europei con il numero relativo più alto di medici”.
“Questo, ovviamente, a condizione – osserva Anelli – che tutti i medici che si formeranno in Italia rimangano a lavorare nel nostro Servizio sanitario nazionale e non fuggano verso l’estero, con conseguente spreco di risorse, come già da noi denunciato con la campagna “Offre l’Italia”. Un altro versante sul quale lavorare è quindi quello dell’attrattività del nostro SSN. Oggi la qualità di lavoro e di vita dei nostri medici è sempre più bassa, e la conseguenza è un’emorragia di professionisti dalla sanità pubblica verso il privato, l’estero, il prepensionamento, come ha giustamente osservato il Ministro della Salute Orazio Schillaci. È quindi necessario investire risorse sul Servizio sanitario nazionale e sui suoi professionisti”.