L’osteopatia e la danza nella mia esperienza professionale

Osteopatia Felcon

Quando decisi di iniziare a studiare per diventare osteopata non sapevo che il principale oggetto dei miei studi sarebbero stati i danzatori.

Il primo approccio con l’osteopatia fu quando, in seguito ad un infortunio alla caviglia, mi rivolsi ad un osteopata che risolse il mio problema non fermandosi alla caviglia stessa ma trattando anche la struttura muscolo-scheletrica nella sua totalità.

Da quel momento in poi divenni fortemente attratto da questa scienza olistica che mi apriva le porte per vedere le cose sotto un’ottica fino a quel momento a me sconosciuta. Il corpo non funziona in unità separate ma attraverso l’equilibrio dell’unità in modo armonioso.

La professione osteopatica è orientata essenzialmente verso il paziente con una visione olistica, estesa alla struttura muscolo- scheletrica, come anche al rapporto tra gli organi interni e le strutture di sostegno. Nel pensiero osteopatico il sintomo non è che un effetto di cui bisogna ricercare la causa, che può essere situata lontano dalla regione di manifestazione. Ogni funzione subisce l’influenza delle strutture che vi sono connesse. Decisi così di iniziare il mio percorso di studi presso un centro di osteopatia di cui mi avevano parlato benissimo, nonché centro di ricerca sulle patologie legate e correlate alla danza. Mi ritrovai a studiare l’osteopatia e vederne giornalmente la sua applicazione nel mondo della danza su ballerini provenienti da tante parti d’Europa.

Ogni ballerino era un caso a sé. La lesione che singolarmente si presentava dipendeva sia da fattori oggettivi che soggettivi: il tipo di lesione, la preparazione fisica del danzatore, il luogo in cui era accaduto l’infortunio, la condizione fisica antecedente e molto molto altro. Quotidianamente mi trovai ad osservare quanto un danzatore poteva spingere il suo corpo ben oltre limiti fisici per arrivare alla perfezione richiesta da questa disciplina meravigliosa ma così esigente virgola non curandosi in realtà di quanto ciò potesse essere dannoso.

Arrivai così alla conclusione oggetto del mio lavoro, ovvero: tutte le lesioni da danza sono dovute ad errori tecnici, non esistono lesioni inevitabili.

CAUSE COMPLICAZIONI DELLE LESIONI DA DANZA
Non c’è dubbio che questa sia la cosa più importante che il danzatore o il maestro di danza debbano capire. Cercando di determinare la causa di una lesione, la prima domanda che il maestro di danza o il terapeuta, il danzatore professionista o lo studente devono porsi è: qual è stata la causa che ha portato a questa lesione? Una volta individuata la risposta si sarà sulla buona strada per effettuare una diagnosi giusta e intraprendere il trattamento corretto; lo scopo deve essere il recupero più rapido possibile e cosa altrettanto importante la prevenzione delle recidive della stessa lesione e ricordando sempre che la o le cause della lesione possono non essere evidenti, se non ad un esame dettagliato e meticoloso.

Ci sono fondamentalmente tre tipi di lesione:

– le lesioni causate dalla danza. Questo tipo di lesioni sono dovuti ad errori tecnici da parte dell’insegnante o del maestro che verranno dettagliatamente descritte in un secondo momento.

– lesioni correlate alla danza. Queste sono solamente una piccola percentuale delle lesioni in cui un danzatore può incorrere. Sono delle lesioni da danza vera e propria in quanto si tratta principalmente di lesioni che originano più da situazioni ambientali che da tecniche errate che si possono verificare anche in assenza di errori tecnici.

– lesioni esterne. C’è anche la possibilità che un danzatore subisca una lesione che non è causata né correlata alla danza. E’ evidente che se un danzatore ha un incidente stradale o cade dalle scale non presentano una lesione legata in alcun modo con la danza ed è solo un danzatore infortunato. In tal caso il trattamento sarà ovviamente diverso, ma durante la riabilitazione che dovrebbe iniziare dalle fasi precoci del trattamento si deve sempre tener presente che il paziente ha un alzatore dovrà tornare a un elevato il livello di attività.

Dal momento che la maggior parte di coloro che studiano la danza non ne sono completamente predisposti sul piano anatomico va ricordato che esistono dei limiti fisici che contribuiscono ad impedire il raggiungimento della perfezione tecnica. Sicuramente la causa anatomica più frequente dei potenziali problemi e delle relative lesioni è la limitazione di extrarotazione delle anche. È importante che sia lo studente che il maestro si rendano conto quanto prima degli esatti limiti anatomici presenti in modo che il lavoro sia svolto nell’ambito delle reali possibilità fisiche. Nei primi anni di studio, gli allievi devono imparare a fare uso migliore di tutte le proprie caratteristiche fisiche, senza però cercare di superare le reali possibilità. Sorvolerò volutamente i dettagli sui problemi che potrebbero insorgere se i danzatori cercassero di extraruotare i piedi più di quanto lo consentano le anche superando quindi i propri limiti fisici.

LA MANCANZA DI NOZIONI TECNICHE
Il periodo in cui si ha maggiore possibilità di lesione è quello scolastico, in quanto gli studenti tentano di applicare una tecnica che ancora non padroneggiano. In questa fase quindi si verificano molte lesioni per fortuna solitamente di lieve entità, specialmente se la diagnosi e il trattamento vengono effettuati in modo precoce. In caso contrario anche le lesioni che insorgono in tale età possono divenire di lunga durata. Questo è in genere la conseguenza del fatto di non aver ricevuto l’aiuto tecnico necessario a prevenire la recidiva o la cronicizzazione.

Il CATTIVO INSEGNAMENTO
Non sempre coloro che decidono di intraprendere la carriera di insegnanti di danza hanno le competenze che questa professione richiede. Trovandosi infatti di fronte a danzatori che si stanno formando bisogna avere delle conoscenze anatomiche di base che permettano di non recare danno all’allievo/a. E’ proprio la presenza di lesioni negli allievi che rivela la scarsa competenza del maestro. Quest’ultimo generalmente non si accorge dei limiti anatomici dello studente nè riconosce i punti deboli della sua struttura fisica che possono essere aggravati, in certi periodi, da una crescita accelerata, da malattia come febbre ghiandolare o da altri problemi esterni. Il cattivo maestro può non notare difetti tecnici che il ragazzo sta sviluppando e cosa ancora più grave può addirittura insegnare errori tecnici che possono provocare una lesione o complicare gli effetti di lesioni subite in passato. Far extrarotare troppo i piedi rispetto alle anche, per esempio esigendo una extrarotazione di 180 gradi a livello dei piedi che non trova riscontro a livello coxofemorale, è forse il più comune errore imputabile ad un cattivo insegnante. Come regola generale infatti i piedi non dovrebbero essere extraruotati oltre l’extrarotazione consentita dalle anche.

Un ulteriore segno di inesperienza da parte del maestro che può provocare enormi problemi è senza dubbio mettere le bambine sulle punte troppo presto e prima che siano abbastanza forti o spingere gli allievi verso esami o altre situazioni che non sono pronti ad affrontare.

Dr. Ivano Truglia – Osteopata Felcon

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