Vita oltre la Terra? “Resti biologici non umani”: il caso Ufo al Congresso 

Alieni, testimoni USA

La vita potrebbe essersi sviluppata anche altrove nell’universo. In effetti non abbiamo una prova diretta, ma i veterani dell’esercito statunitense, ben tre, hanno dichiarato dinanzi al Congresso americano, in questi giorni, di essere a conoscenza di contatti con dischi volanti alieni, gli Ufo, o Uap (termine più aggiornato che significa unidentified aerial phenomena).

Si tratta di una udienza pubblica voluta dal sottocomitato per la sorveglianza sulla sicurezza nazionale, i confini e gli affari esteri della Camera, che ha chiesto maggiore trasparenza relativamente a tali fenomeni.

In particolare, David Grusch, ex funzionario dell’intelligence e veterano dell’aviazione Usa, ha affermato di essere a conoscenza, “tramite informazioni ricevute da altri”, del fatto che gli Stati Uniti sono in possesso di “astronavi aliene” e hanno rinvenuto “resti biologici non umani”.

Gli altri due testimoni, due ex piloti della Marina, Ryan Graves e David Fravor, hanno raccontato  ai deputati i loro avvistamenti in volo, spiegando che “non sono eventi rari o isolati. I piloti militari e di aerei  commerciali sono spesso testimoni di tali fenomeni”.

Avvistamenti Uap o Ufo risalirebbero già agli anni Trenta del Novecento, quanto emerso durante la deposizione, di questi anche uno nel nord Italia nel 1933 durante il governo di Benito Mussolini.

Stando dunque alle testimonianze dei tre veterani americani è quindi plausibile asserire che la vita, oltre il pianeta Terra e quindi il nostro sistema solare, si è sviluppata e con una tecnologia che è al di là delle nostre conoscenze. Mancano alle tesi esposte, purtroppo, prove dirette. Dobbiamo fidarci? In attesa che vengano fornite, il racconto dei tre ex militari apre un dibattito importante sulla sicurezza nei cieli, non solo in quelli americani, ma di tutto il mondo. Coloro che vogliono approfondire la tematica e le testimonianze in questione possono collegarsi al quotidiano The Guardian.

Giuseppe Colamonaco

Immagine di copertina del giornale The Guardian

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